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Il romanzo di Carmelo Ferrera narra, attraverso una lingua ora estremamente cruda, ora densa di rimandi e rievocazioni, il percorso di morte e rinascita, separazione e riconciliazione di un uomo di mezza età che vive in una grande città del nord. Il rapporto conflittuale con il padre e quello ambiguo con la madre lo hanno costretto in giovane età ad andar via e separarsi dalla sua terra d'origine: la Sicilia. La natura conflittuale del rapporto con l'isola natia, madre sciatta, che lo ha rifiutato senza nessun tormento, fa da sfondo alla strategia che Giovanni (il protagonista) adotta per riappropriarsi del passato: liberare l'immaginazione al fine di (ri)generare ricordi nuovi. Il legame con l'isola, dunque, non è mai stato interrotto: tra tortuosi percorsi reali e psicologici, riappropriazione dello spazio e del tempo dell'infanzia, con sullo sfondo il leitmotiv sonoro della zappa che permette all'uomo di attraversare il buio dell'oblio e accedere alla resurrezione degli affetti, Giovanni tenta di ricomporre la propria esistenza, il rapporto con la memoria dei propri genitori e con la natura di una Sicilia terra di terribile magia.